mercoledì 28 aprile 2010




Gli straordinari gioielli Arabo-Normanni quali la Cattedrale, il Duomo di Monreale o il Palazzo dei Normanni con l’incantevole Cappella Palatina (definita da Maupassant "il più bel gioiello religioso sognato dal pensiero umano”) fanno di Palermo una città rinomata in tutto il mondo.


Ma Palermo è anche la città dove puoi rivivere colori, profumi e sapori, suoni e sensazioni di un passato ormai lontano ma che ti coinvolge ed affiora costantemente nella sua viva attualità. Ed è questa Palermo che vi voglio invitare a vedere.
Perché non approfittare di un weekend della sua soleggiata primavera o dell’ancora caldo fine settembre per una spensierata passeggiata attraverso la storia percorrendo, a passo lento, il vecchio Cassaro (Corso V. Emanuele) da Porta Nuova giù fino al mare (Porta Felice) ?

Cercate alloggio in uno dei numerosi B&B del centro storico ed addentratevi pure in uno degli innumerevoli vicoli dei “4 Mandamenti”: Palazzo Reale (Albergheria), Monte di Pietà (Capo), Castellamare (La Loggia) e Tribunali Kalsa) che fanno perno sui “4 Canti”, cioè li dove il Cassaro incrocia la Via Maqueda.



Un minimo di precauzione (come per i quartieri popolari di una qualsiasi città) ed oggi l’unico rischio che si corre è quello di perdersi in un vero e proprio dedalo di viuzze e vicoli su cui si affacciano case pittoresche anche se fatiscenti e che ricordano nei nomi e nell’aspetto le origini arabe di questa Palermo (“Balharm” città splendida, considerata la Medina dell'Occidente, in nulla inferiore a Cordova o al Cairo, come si evince dalle pagine di un viaggiatore arabo del X secolo, Ibn Hawkal).



Curiosando fra queste viuzze tieni sempre tutti i tuoi sensi ben desti perché è lì che ti si cominciano a svelare, ad esempio, i colori delle svolazzanti e variopinte tende sulle balconate in ferro battuto di “povere” abitazioni che proteggono i suoi inquilini sia dal cocente sole che dagli sguardi indiscreti dei passanti o le numerose edicole sacre dedicate prevalentemente a Santa Rosalia (Santa protettrice di Palermo, “a Santuzza”).

In questo tuo lento incedere, prima o poi le tue narici saranno deliziate da un per te inconsueto “effluvio” di fritto. Sicuramente a pochi passi da te c‘è una “friggitoria” (antesignano del fast food) fissa od ambulante. Queste friggitorie richiamano alla mente alcuni locali dei mercati arabi, ma anche di alcune città spagnole, dove si friggono ogni sorta di vivanda, poi consumata per strada.

Lasciati tentare, entra e chiedi un “pane e panelle” (farina di ceci fritta) che potrai gustare nel tuo girovagare nel quartiere della Kalsa o intorno allo Spasimo, simbolo della rinascita di Palermo. (Ricordati di chiedere pane fresco e panelle ben calde e fritte davanti a te!). Potrebbe anche non piacerti, ma non puoi esimerti da questo “rito” fondamentale per questo particolare giro turistico.



Odori anche più intensi ti possono colpire come quelli dei venditori di “stigghiole” (È un piatto di cucina povera, che viene generalmente preparato per strada, alla brace, dallo stigghiularu. La preparazione base consiste in budella di agnello, lavate in acqua e sale, condite con prezzemolo con o senza cipolla, infilzate in uno spiedino o arrotolate attorno ad un porro e cucinate direttamente sulla brace.)

Il tuo pasto “da passeggio” trova innumerevoli varianti in funzione del gusto e della stagione: Arancine, U sfinciuni (lo sfincione, pizza condita con pomodoro, acciuga, cipolla e pangrattato), Focaccia (pani ca’ meusa assimilabile al kebab arabo), Brioche con gelato (i turisti spesso si meravigliano che a Palermo la gente che per strada mangia il “gelato con il pane”. La Brioche non è pane. Provala e ti renderai conto della differenza!)
La storia gastronomica dei popoli mediterranei è ricca di pietanze importate dai popoli occupanti e poi fatte proprie dagli abitanti del luogo. Reminiscenze arabe si trovano nel “cibo pronto da strada” che si può facilmente consumare a Palermo e che ne rappresenta una caratteristica fra le più popolari.
I quartieri del centro storico sono particolarmente ricchi di “friggitorie/focaccerie/rosticcerie” ed è li che puoi trovare quelle più antiche e rinomate (fast-food dei palermitani). (Vedi Dove?)


* L'Antica Focacceria S. Francesco - (risale al lontano 1834) in Via Paternostro, di fronte all’omonima chiesa, proprio nel cuore dell’antica città. La storica bottega, di notevole interesse culturale oltre che come punto di ristoro, fu ristrutturata a fine 800 su progetto dell'architetto Giovan Battista Basile e gli arredi furono realizzati dalle fonderie Florio e dai cantieri Ducrot.
Da sempre è stato il luogo d'incontro della storia e della cultura da Crispi a Pirandello, da Sciascia a Guttuso a Saviano. La leggenda vuole che lo stesso Garibaldi e i suoi Mille si fossero fermati alla Focacceria per ristorarsi.
Dal 2005 luogo simbolo per la lotta alla mafia per il coraggio dimostrato dalla proprietà nell’opporsi al taglieggiamento della mafia denunciando il racket delle estorsioni.
Se puoi, goditi con tranquillità la suggestiva piazza San Francesco e l’omonima Basilica gustando, nello spazio esterno, le più tradizionali prelibatezze della cucina palermitana abbinata ad ottimi vini siciliani.

* L'Antica Focacceria di Porta Carbone

* La focacceria della Famiglia Basile nel mercato della Vucciria

* Nino U'Ballerinu. nel quartiere Olivuzza

A proposito, se ti trovi a Palermo a metà Luglio non perderti il “Festino” con il “Carro trionfale” che trasporta la Santa patrona della città (Santa Rosalia) fra due ali di folla straripante ed, a sera inoltrata, i meravigliosi giochi pirotecnici o “iocu fuocu” al Foro Italico.




Conoscerai anche gli innumerevoli dolciumi e “sfizi” (anch’essi “da strada”) di cui i Palermitani non sanno fare a meno per questa che è la loro festa: “Scacciu” (calia e simienza ovvero ceci abbrustoliti e semi di zucca salati), sfincione e sfincionello, I "bummuluna", e “gelato di campagna” (sorta di torrone tenero con il rosso verde e bianco del tricolore).

Altra data importante è quella del 2 novembre. I miei ricordi d’infanzia mi riportano ad una tradizione palermitana forse unica: La festa dei morti.
In tempi di “non-consumismo” era l’unica occasione (o almeno la più sentita) nella quale si regalavano ai bambini dolci e giocattoli simbolicamente portati in dono dai parenti defunti. Il 2 novembre era un risveglio fra spari di pistole giocattolo e grida gioiose di bimbi fieri dei loro nuovi giocattoli.

I dolci tipici della festività erano (ed in parte lo sono ancora) "i pupi ri zuccaru" (o Pupaccena), raffiguranti generalmente dei Paladini dai colori vistosi, e la “frutta di martorana” fatta di pasta di mandorle dipinta e che, se ben fatta, stenti a distinguere dalla frutta vera.




Ancora oggi, nei giorni immediatamente precedenti tale ricorrenza, è facile vedere in quasi tutte le pasticcerie delle artistiche esposizioni di tali piccoli capolavori della tradizione palermitana

Se sei goloso puoi fare il tuo “pasto veloce” con una scorpacciata di buoni dolci e, sempre nel centro storico, non mancano le ottime “pasticcerie” fra le quali ricordo (Vedi Dove?).

• La storica Pasticceria Mazzara, via Generale Magliocco (dove Giuseppe Tomasi di Lampedusa usava recarsi per colazione)
• La pasticceria dei F.LLI SCIMONE di Via Vincenzo Miceli
• La Pasticceria Amato - Via A Favara
Pasticceria Cappello - Via Colonna Rotta
• E, pur non essendo nel centro storico, come non citare la Pasticceria Alba di Piazza don Bosco

Ancora un suggerimento: tieni la macchina fotografica sempre a portata di mano per fermare le immagini che all’improvviso si presentano ai tuoi occhi come lo scorcio di un decadente palazzo Corsivobarocco o di una splendida cupola che si staglia sopra i tendoni colorati che proteggono dal torrido sole estivo o dalla fresca pioggerellina primaverile e sotto le bancarelle variopinte (bellissimi i banconi di frutta e verdura e quelli di pesce) illuminate da nude lampadine. Ovvio che sto parlando dei variopinti e vocianti mercati di Ballarò o della Vucciria (A dispetto del nome, “confuzione” in dialetto, alla Vucciria oggi prevale il silenzio e l’agonia: le bancarelle sono poche, ci sono molti edifici distrutti e saracinesche chiuse).Lasciati ancora affascinare dai vivi e pungenti odori e sapori e dalla cantilenante “abbanniata” del pescivendolo che declama la freschezza della sua merce. Anche questa forma di “pubblicità” ha una chiara origine araba e ricorda le prediche degli imam dalle torri delle moschee.


Ai limiti del mercato (Piazza Garraffello) puoi ammirare la statua del “Genio di Palermo” che viene raffigurato come un uomo maturo dalla barba divisa, incoronato e abbracciato ad un serpente che si nutre al suo petto. Il Genio è l’emblema di Palermo, personificazione della città, e simbolo dei suoi abitanti, di ogni origine o appartenenza etnica, culturale, religiosa e sociale. (Nella foto una delle otto rappresentazioni monumentali del Genio)


Palermo è anche vivere la stessa atmosfera, gli stessi profumi e gli stessi colori di dieci secoli addietro!
Se ti trovi a passare per piazza Giulio Cesare puoi dare uno sguardo alla stazione ferroviaria



Costruita nel 1885, è tra le più antiche stazioni italiane in attività. Il suo fronte monumentale è testimonianza dello stile architettonico eclettico tipico della Palermo di fine secolo.
La struttura originaria, che andò distrutta nel corso dell’ultima guerra, era caratterizzata da una grande tettoia dalle eleganti linee in ferro e vetro, sorretta da capriate a falce e posta a copertura dei binari.
Il complesso risulta compromesso nella sua originaria qualità e funzionalità a causa dell’eliminazione della copertura e di una serie di interventi discontinui realizzati tra il 1950 e il 1960.

Indirizzando il nostro girovagare ai limiti della città vecchia, avremo modo di vedere tracce delle massicce mura che circondavano la città per proteggerla dagli invasori che in tutte le epoche non sono mancati (Dionisio tiranno di Siracusa, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, ….) così come molte delle antiche porte (oltre alle già citate Porta Nuova e Porta Felice) che si aprivano in tutte le direzioni rappresentando gli unici accessi alla città fortificata. Le “Porte” della Palermo antica costituiscono uno dei gioielli meno conosciuti del suo patrimonio urbanistico (se sei a Palermo prova a chiedere notizie di “Porta Carbone”… tutti conoscono il nome, ma in realtà è sconosciuta ai più).

Sempre nella città vecchia c’è la possibilità, specialmente se hai con te dei bambini (ma è di notevole interesse anche per gli adulti), di godere di uno spettacolo unico, quello del Teatro dei Pupi Siciliani dichiarato nel maggio 2001 Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell'Umanità dall'Unesco



Infine non dimentichiamo che Palermo è una terra di continue conquiste e di rivoluzioni (dai tempi lontani del tiranno di Siracusa Dionisio, e poi i Romani, i Bizantini, gli Arabi, i Normanni, gli Angioini (rivolta dei Vespri del 1282), gli Spagnoli (con i tumulti del 1647), i Borboni per finire (almeno per il momento) con i MILLE di Garibaldi e l’annessione (con un contestato referendum ) del “Regno delle due Sicilie” al Regno di Sardegna e quindi all’Italia.
In questo contesto di rivolte e repressioni sanguinose si inserisce la storica leggenda dei Beati Paoli per la lotta per la liberazione dalla dominazione Spagnola
Beati Paoli, occasione per una appassionante lettura (LUIGI NATOLI – I Beati Paoli – Flaccovio Editore - casa Editrice dedicata al patrimonio culturale della Sicilia e di Palermo in particolare, a pochi passi dalla pasticceria Mazzara)


Nel romanzo di Luigi Natoli i Beati Paoli operano a fin di bene e, come Robin Hood, tolgono ai ricchi per dare ai poveri punendo i potenti responsabili di soprusi sfuggendo alla legge costituita.
Realtà o leggenda, a me Palermitano piace credere non solo che i Beati Paoli siano realmente esistiti, ma (ed è una speranza) che un giorno possano tornare in azione per ripulire la mia Palermo da Corruzione, Mafia e Politici con essa collusi e riportarla agli antichi splendori.

Se vuoi portare con te un originale ricordo di Palermo puoi fare una breve visita in una piccola “bottega” artigianale sita sul Cassaro non molto distante da Piazza Marina:
Le cittacotte® - Via Vittorio Emanuele 120 - 90133 Palermo 338 362 6784 .
Le cittacotte® sono copie miniaturizzate, in scala, di palazzi, chiese, porte e altri monumenti di Palermo realizzate in terracotta.



Piccoli capolavori di artigianato realistici ed evocativi, le “cittacotte®” vengono create a mano dall’architetto Vizzari in quantità limitata.
Il monocromatismo, l’opacità, i giochi di luce ed ombra e la cura dei particolari sono le caratteristiche fondamentali di queste preziose architetture.


Ma prima di iniziare la nostra breve visita, forse è bene familiarizzare un po’ più con la storia di Palermo. (Vai a un pò di storia)